Quando nel 2019 è entrato in vigore tutto avrebbe immaginato meno che di finire contestato e di restare senza famiglia dopo appena tre anni. Era il tempo dell’epopea dell’italo-americano Mimmetto Parisi, che impazzava all’Anpal; e di Nunzia Catalfo, a sua insaputa titolare del dicastero di via Veneto. Di entrambi si sono perse le tracce. Altri due coproduttori del sussidio sono avviati sulla strada dell’oblio: l’ex Premier Giuseppe Conte (che sarà unicamente ricordato per avere fatto sparire il Movimento 5 Stelle dallo scenario politico italiano) e Pasquale Tridico (la cui avventura all’Inps sta per concludersi).
Insomma, tutto dice che ci si sta avviando verso un’altra epoca, dopo che la misura ha mostrato tutti i suoi limiti strutturali. Basti pensare che la famosa seconda fase della norma, quella che avrebbe dovuto garantire l’occupazione dei percipienti, ha prodotto in questi tre anni la miseria di 238 lavoratori assunti. Siamo lontani anni luce dalle previsioni di Parisi, che teorizzava la fine della disoccupazione e la sconfitta della povertà. Purtroppo, siamo invece lontani anni luce dall’avere risolto il gravissimo problema, che anzi si è aggravato, vista l’incidenza negativa degli effetti del RdC sull’occupazione. Insomma, stiamo assistendo a questo declino del sussidio e dei suoi ideatori. E chi ne potrebbe decretare la sparizione assoluta, se non il Rottamatore per antonomasia? E infatti è proprio Matteo Renzi che si è assunto l’impegno di provvedere in tal senso, depositando in Cassazione il quesito referendario, mirato all’abolizione del reddito di cittadinanza, è il conseguente atto concreto. «È diseducativo, perché ha fatto passare una certa idea che lavorare sia da sfigati – ha commentato il senatore di Rignano -. Ciò che serve per rilanciare il lavoro, è ben altro. Bisogna intervenire sui salari, che sono troppo bassi. Ma non a causa delle imprese, che pagano tanto, ma per quanto finisce nelle casse dello Stato, che è troppo alto». Una ricetta facile da enunciare ma difficile da realizzare, a quanto sembra, visto che tutti lo dicono ma nessuno lo fa.
Restano comunque i danni che sta facendo il sussidio. Per dare giustamente sostegno agli indigenti è stato innescato tramite il Rdc un meccanismo malato che porta, particolarmente i giovani, a non ricercare il lavoro. Non è certamente questo quello di cui hanno bisogno le nuove generazioni; che al contrario devo essere spinti a migliorarsi e crescere, non a stare sul divano.
E per risolvere questa situazione ci vuole un patto sociale che spezzi questo circuito vizioso.