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La ministra: «Bisognerà cominciare a cucire un nuovo abito per l’Italia moderata, europeista, liberale, garantista»
Con una lunga lettera aperta pubblicata oggi da La Stampa la ministra per il Sud Mara Carfagna lascia Forza Italia. Dopo l’annuncio di ieri, oggi Carfagna esordisce annunciando l’addio al gruppo e l’iscrizione al misto. Dice di avere riconoscenza nei confronti di Silvio Berlusconi. Ma giudica un errore aver staccato la spina al governo Draghi insieme alla Lega e al M5s. «Il voto di sette giorni fa ha cancellato, insieme con il patto di salvezza nazionale garantito da Mario Draghi, l’imprinting moderato che il centrodestra aveva conservato per quasi un trentennio, malgrado il progressivo ridimensionamento di Forza Italia. Le conseguenze sono oggi chiare a tutti. La destituzione del premier più ascoltato e prestigioso d’Europa, l’interruzione della “messa in sicurezza” del Paese, la fuga degli investitori (ne abbiamo ogni giorno notizia), l’immagine dell’Italia che torna instabile e inaffidabile».
Qualcosa è cambiato
Carfagna ricorda che in questa legislatura Forza Italia era stata ben attenta a distinguersi dagli alleati sovranisti. Poi qualcosa è cambiato: «La revoca della fiducia al governo Draghi ha segnato una radicale inversione di marcia e una evidente sottomissione all’agenda della destra sovranista, che chiedeva di anticipare il voto per incassare subito una probabile vittoria. Le prime proposte elettorali su pensioni ed extra-deficit, nonché la grancassa dell’immigrazione che ricomincia a suonare, confermano una cifra demagogica che contraddice qualunque seria responsabilità di governo». Carfagna aveva esordito in politica nel 2004 con la carica di coordinatrice del movimento femminile di FI in Campania. Eletta in parlamento per la prima volta nel 2006, era stata ministra delle Pari Opportunità con Berlusconi e poi responsabile per il Sud con Draghi.
Adesso è pronta a una nuova avventura: «Sappiamo tutti che c’è una larga parte dell’elettorato che non si rassegna alla prevalenza degli estremismi, ma non mi nascondo la difficoltà di trasformare questa visione in scelta politica, in un sistema che praticamente obbliga alle coalizioni e condanna all’irrilevanza chi non si associa. E tuttavia questo sforzo andrà fatto. Questo percorso dovrà essere avviato. Bisogna cominciare a guardare le cose con gli occhi di oggi e di domani, non con quelli di ieri. Tutto è cambiato, le “casacche” che indossavamo – per usare una orribile espressione – non raccontano più la verità, non definiscono più i campi, anzi confondono le idee. Bisognerà cominciare a cucire un nuovo abito per l’Italia moderata, europeista, liberale, garantista, fedele al patto occidentale e alla parola data agli elettori».