Il voto al Senato e le dimissioni di Draghi travolgono subito il partito di Berlusconi, che perde due pezzi importanti. In uscita anche Mara Carfagna.
Come prevedibile, la crisi di governo e le dimissioni di Draghi non hanno avuto pesanti impatti solo sulle Borse e sulla riforme in agenda, ma anche sulla situazione politica. L’alleanza Pd-M5s si sfalda, si registrano tensioni nel Movimento e soprattutto nell Lega, dove i ‘governisti’ Giorgetti e Zaia hanno dovuto digerire la scelta di Salvini di togliere la fiducia a Draghi. Ma è in Forza Italia che si sta consumando un vero e proprio sfaldamento. Maria Stella Gelmini ha lasciato il partito dopo un duro confronto con Licia Ronzulli, Renato Brunetta l’ha seguita a poche ore di distanza. E anche Mara Carfagna, notiriamente vicina al governo e lontana da Salvini, è data in uscita.
Crisi, l’addio della Gelmini
Mariastella Gelmini dopo il no alla fiducia a Draghi di Forza Italia lascia il partito. “Ho ascoltato gli interventi in Aula della Lega e di Forza Italia, apprendendo la volontà di non votare la fiducia al governo (esattamente quello che ha fatto il Movimento 5 Stelle giovedì scorso). In un momento drammatico per la vita del Paese – dichiara la ministra per gli affari regionali – , mentre nel cuore dell’Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi. Forza Italia ha invece definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini“, afferma.
“Se i danni prodotti al Paese dalle convulsioni del Movimento 5 Stelle erano scontati, mai avrei immaginato che il centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a Conte la responsabilità della crisi: non era facile, ma quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito”, conclude.
Crisi, l’addio di Brunetta
A stretto giro di posta l’addio di Brunetta: ”Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia. Non votando la fiducia a Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l’europeismo, l’atlantismo, il liberalismo, l’economia sociale di mercato, l’equità, i cardini della storia gloriosa del Ppe, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell’agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr”, ha aggiunto.
“Sono fiero di aver servito l’Italia da ministro di questo Governo. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull’altare del più miope opportunismo elettorale”, si legge ancora nella nota dello storico esponente azzurro.
“Io rimango dalla stessa parte: dalla parte – spiega il ministro della Pubblica istruzione – dei tanti cittadini increduli che mi stanno scrivendo e chiamando, gli stessi che nei giorni scorsi si sono appellati a Draghi perché rimanesse alla guida del governo. Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata. Mi batterò ora perché la sua cultura, i suoi valori e le sue migliori energie liberali e moderate non vadano perduti e confluiscano in un’unione repubblicana, saldamente ancorata all’euroatlantismo. Perché dobbiamo contrastare la deriva di un sistema politico privo degli anticorpi per emanciparsi dal populismo e dall’estremismo, piegato a chi lavora per modificare gli equilibri geopolitici, anche indebolendo l’alleanza occidentale a sostegno dell’Ucraina. È una battaglia per il futuro che coincide con la difesa della mia storia, e di quella di Forza Italia”, conclude Brunetta.